Il Mostro di Firenze

Da Brescia Oggi

Quasi tutti, fin da piccoli, hanno avuto paura dei mostri. Mostri cinematografici, mostri letterari, mostri immaginari. Ciò che li ha sempre accomunati è il loro carattere extra-umano. Creature fantastiche, così distanti, fisicamente e moralmente, da noi comuni mortali.
Ma purtroppo, sempre fin da piccoli, siamo stati costretti a maturare una certezza: i mostri possono anche essere umani, terribilmente umani. Ce l’ha insegnato la cronaca nera e con lei i protagonisti, carnefici e vittime, che ne hanno drammaticamente animato i racconti.
All’interno dell’affollato insieme dei “mostri” italiani, uno più degli altri ha saputo identificarsi con quella natura disumana e malvagia con cui si è soliti connotare il termine.
Un mostro senza nome (oppure, secondo molti, con più di un nome), che per ventisette anni, tra il 1968 ed il 1985, ha seminato il terrore attorno a Firenze con l’efferatezza degli otto duplici omicidi che gli sono stati attribuiti.
Stiamo parlando del “Mostro di Firenze”, il protagonista di una delle pagine più nere della storia della nostra nazione, da sempre oggetto del più ossessivo degli interessi da parte dei media. Infatti, dopo aver riempito migliaia di pagine di giornali, essere stato oggetto di interesse di numerose opere letterarie e protagonista di un film a lui dedicato nel 1986, il “Mostro di Firenze” si appresta a sbarcare sul piccolo schermo con la miniserie in sei episodi intitolata “Il Mostro di Firenze”, diretta da Antonello Grimaldi ed in onda su Fox Crime dal 12 novembre.
La storia del “Mostro” inizia il 21 agosto 1968, quando a Signa, una cittadina a pochi chilometri da Firenze, vengono ritrovati i corpi di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, una coppia di amanti assassinata a colpi di pistola mentre si trovava appartata all’interno di una Alfa Romeo Giulietta. Il delitto diviene fin da subito oggetto di una intricata indagine giudiziaria che vedrà il marito di Barbara Locci, Stefano Mele, finire in carcere per l’omicidio della moglie e dell’amante. Nonostante la condanna di Mele qualcosa sembra non tornare. L’arma del delitto non viene ritrovata e le varie confessioni di Mele appaiono spesso discordanti e non particolarmente credibili.
Passano sei anni ed un nuovo omicidio sconvolge la tranquillità della provincia fiorentina. Un’altra coppia di fidanzati, anch’essi appartati all’interno della loro automobile, viene assassinata. Pasquale Gentilcore, impiegato diciannovenne, viene colpito da 5 colpi di pistola, altri 3 colpiscono la sua fidanza, Stefania Pettini, segretaria di 18 anni. Attorni ai cadaveri vengono ritrovati i bossoli dei colpi esplosi. Cartucce calibro 22, marca Winchester, tutte marchiate e con una lettera H sul fondello. L’esame balistico rivelerà che i proiettili sono stati sparati da una pistola Beretta, serie 70, calibro 22 Long Rifle.
Un particolare sconvolge gli inquirenti, si tratta degli stessi proiettili e della stessa arma che, sei anni prima, hanno ucciso Antonio Lo Bianco e Barbara Locci.
Una scoperta sconvolgente non solo perchè in grado di scagionare il presunto colpevole del primo duplice omicidio, ma soprattutto perchè mette di fronte, forze investigative ed opinione pubblica, ad una drammatica certezza: si ha a che fare con un omicida seriale, un mostro, il “Mostro di Firenze”.
Uno spietato assassino che colpirà ancora, altri sei duplici omicidi, perpetrati tra il 1981 ed il 1985.
Un mostro mette ancora più paura quando è oscuro, misterioso, quando non se ne conosce il volto. Ancora oggi non appare chiaro quale sia il volto del “Mostro di Firenze”. Per alcuni, in parte per il tribunale di Firenze, si tratta di un mostro a tre teste, quelle dei “compagni di merende” Pacciani, Vanni e Lotti, ma sono molte le ipotesi e le piste battute alla ricerca dei veri colpevoli, da quelle legate alla malavita sarda passando per riti esoterici e tesi complottistiche.
A ripercorrere le sanguinose tappe di questa vicenda ci pensa dunque una serie televisiva. Protagonista della fiction è Ennio Fantastichini che interpreta il ruolo di Renzo Rontini, padre di Pia, la penultima vittima del “Mostro”, uccisa assieme al fidanzato nel 1984. Un padre che non ha mai voluto darsi per vinto e che per anni ha inseguito con la forza della disperazione la verità sulla morte della figlia.
Sembra difficile riuscire a portare sul piccolo schermo una storia così sanguinosa e così drammatica come quella che ha sconvolto Firenze e l’Italia per quasi trent’anni, ma a far ben sperare è la presenza all’interno del progetto di tre autori, Daniele Cesarano, Barbara Petronio e Leonardo Valenti, che già hanno saputo adattare televisivamente un altro grande mistero italiano, quello della banda della Magliana, con l’ottima: “Romanzo Criminale - La Serie”.

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