In acque profonde con David Lynch


Da L'Arena di Verona

“Le idee sono simili a pesci. Se vuoi prendere un pesce piccolo puoi restare nell’acqua bassa. Se vuoi prendere il pesce grosso devi scendere in acque profonde.” 
Le parole sono di David Lynch, regista, sceneggiatore, pittore, musicista, compositore e, soprattutto, artista che per tutta la propria carriera ha certamente saputo immergersi in acque profonde alla ricerca dei pesci grossi.
 E’ di recente uscita un nuovo libro del regista statunitense intitolato: “In acque profonde. Meditazione e creatività” (Mondadori, 2008). Un’autobiografia, un testo di storia del cinema, una guida alla meditazione, un’opera con la quale Lynch racconta e si racconta con estrema sincerità. Il testo si organizza in mini paragrafi all’interno dei quali il regista passa in rassegna una moltitudine di temi diversi con quell’inconfondibile accurato disordine che ne ha da sempre caratterizzato indelebilmente la filmografia. 
 Una filmografia spesso criptica ed ermetica che questo testo aiuta solo in parte a decifrare. Perchè David Lynch, nei suoi film, ha continuativamente perseguito il raggiungimento di un linguaggio che riesca ad essere, nel contempo, enigmatico ed interpretativo. 
Enigmatico per l’assenza di linearità e di apparente logica, interpretativo perchè, come afferma lo stesso regista, un film dovrebbe, prima di tutto, stimolare un processo di interpretazione personale: “Un film dovrebbe camminare con le proprie gambe. E’ assurdo che un regista debba spiegarne il significato a parole. L’opera d’arte deve bastare a se stessa”. “In acque profonde” rappresenta dunque un testo che non può e non vuole offrire una soluzione agli innumerevoli misteri proposti da Lynch nei propri film ma, piuttosto, cerca di porre l’accento sull’importanza dell’interpretazione personale, sulla capacità di saper attribuire un significato ad un messaggio. Come quando, riferendosi a quella scatola e a quella chiave che, presenti nel film “Mullholland Drive”, hanno stimolato le più disparate teorie relative al contenuto della prima, Lynch si esprime così: “Non ho la più pallida idea di cosa siano”.

Un tema accomuna molti dei diversi argomenti che Lynch riesce a trattare in questo testo ed esso corrisponde al rapporto del regista con la meditazione trascendentale. L’autore de “I misteri di Twin Peaks” racconta quindi come le sedute di meditazione in cui da più di trent’anni si immerge quotidianamente abbiano saputo diventare un incredibile propulsore per la sua già di per sè sconfinata geniale artisticità. 
 “In acque profonde” rappresenta un must have per qualsiasi appassionato di cinema ed in particolare per i numerosi cultori di David Lynch ma, allo stesso tempo, diviene un’interessante lettura per chi, dal più fedele cultore dello yoga al più diffidente degli scettici, desidera approfondire il tema della meditazione e del suo rapporto con la creatività. “Il programma di meditazione trascendentale che pratico è stato il modo per immergermi in acque profonde, a caccia del pesce grosso”.

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